Caro amico, eccomi qui, con un po’ più di calma.
La risposta ai tuoi come mai?, è importante. Ho preferito lasciarmi tempo anche perché spero di contribuire, con un uomo intelligente come te, e attraverso di te, a sfatare miti ed i pregiudizi che pendono sulle teste di tutti noi, che contribuiscono ad un sacco di dolore, primo fra tutti quello dei bambini, ma, dietro, anche, il dolore dei grandi, ugualmente importante.
1 – il primo punto della mia presa di posizione è che i bambini non si toccano.
C’è un fiume di letteratura scientifica, umanistica, compreso le dichiarazioni dei diritti dell’uomo e del fanciullo (per citarne due) a sostegno del dovere di tutela all’infanzia, prima tra tutti la sicurezza, la prevenzione della salute, la difesa dalla violenza fisica che non deve mai essere usata.
Ci sono padri incriminati perché visti per strada dare un ceffone al figlio, o strattonarlo..e magari avevano ragione! I figli possono anche essere tremendi. Ma si tratta di “abuso dei mezzi di correzione”, e vengono incriminati. Il Corporal punishment è vietato in tutti i paesi civili anche come metodo correttivo.
Non si può vedere quel macello, strattoni, spinte, tirato per i piedi sull’asfalto mentre si attacca con le manine in terra, tirato per la maglia, tanto da non respirare. Che cosa orribile. Che chiede aiuto disperatamente.
So che c’è un’inchiesta e spero che prendano posizione. La violenza esperita da parte di quei 5 adulti è inammissibile. Non c’è alcuna motivazione lecita. Un padre non fa queste cose, mai neanche se glielo ordinano, neanche se ha una moglie tremenda. Non è pensabile. Io non so immaginare uno dei miei amici, te compreso, fratelli, padri dei miei pazienti fare una cosa del genere. I padri difendono i figli, sempre, vogliono il loro bene, non il loro dolore. Il padre padrone credevo fosse morto per sempre. Il bambino non ci voleva andare perché diceva che lo maltrattava, e non è stato creduto, per la teoria della PAS maledetta, nata per imbavagliare appunto madri e bambini. E quel video ci dimostra che aveva ragione, povero piccolo. Il padre è un uomo violento. E ce lo ha dimostrato.
E le motivazioni non mi interessano, fosse anche per troppo dolore, non è legittimato ad imporre dolore fisico e psichico al figlio. Quel bimbo porterà i danni di quello che ha subito per tutta la vita, c’è un fiume di letteratura al riguardo.
E la relazione col padre, oramai, dove finirà secondo te? Quel padre violento ma sicuramente dolente, è stato avvertito dai suoi consulenti, dal suo avvocato, dai suoi familiari dove sarebbe finita la relazione col suo bambino mettendo in atto questi comportamenti? L’unica attenuante che può avere solo le bugie che probabilmente gli hanno raccontato e che ha bevuto ben volentieri però. È un uomo solo, e disperato, ed ha fatto un errore enorme.
L’NIS degli USA, definisce abuso fisico ogni forma di maltrattamento in cui viene inflitto un danno al bambino da parte di un adulto che si occupa di lui, attraverso vari mezzi non accidentali, tra cui il colpire con una mano, bastone, cinghia, o altro oggetto, dare pugni, calci, scuotere, spingere, tirare, bruciare; aggredire, soffocare etc. Quello che abbiamo visto rientra purtroppo nella definizione di abuso fisico. Le motivazioni per cui è stato messo in essere non modificano la diagnosi.
2 – le notizie che abbiamo sulla madre e sul padre, sono molto relative e dobbiamo stare attenti a commentarle. Io cerco di puntare l’attenzione sull’unica cosa importante: il bambino! e vedo che si continua sempre a scivolare sugli adulti. L’interesse e gli occhi del mondo sono per gli adulti, i bambini interessano poco o niente e sempre più mi pare, con ipocrisia. È difficile far mutare direzione a questa cultura adulto centrica, portare il bambino ad essere il centro del discorso, la priorità, la prima cosa da curare, il primo interesse. E’ difficilissimo. Si finisce sempre a parlare di adulti. Se vuoi comprendere i miei commenti devi sapere che io lavoro per i bambini, faccio parte del Movimento per l’Infanzia, della Consulta di Bioetica, cerco di fare del mio meglio per stare dalla parte dei bambini, ho combattuto e combatto per i loro diritti che vedo, anche oggi, barbaramente calpestati, alla faccia di tutte le Convenzioni e le intese che anche l’Italia ha firmato. Per tutti questi motivi io non entrerò nel caso specifico. Noi sappiamo poco. Solo notizie filtrate. Abbiamo visto molto il padre, che mi pare un uomo estremamente complicato, sofferente, difficile, solo. Abbiamo visto, poco, la madre e letto le sue parole nella lettera aperta: una donna distrutta dal dolore. E quindi io questo caso non voglio più parlare
3 – eccetto per quello che sappiamo e cioè che è stato allontanato un bambino dalla madre perché la madre è affetta da PAS.
E di conseguenza rispondo a tue domande che rientrano in qs campo, la PAS:
come mai non ha accompagnato lei il bambino nella struttura?
Come si fa ad accompagnare il proprio figlio in una struttura dove non vuole andare, ma glielo si impone per Legge, per una malattia che non può avere perché non esiste? In una struttura dove lo sottoporranno coercitivamente ad una terapia invasiva e non validata che non ha alcun senso se non fargli male e privarlo della libertà? Col fine di “riavvicinarlo ad un padre” che lo ha trattato così, con la minaccia, oramai realizzata, di allontanarlo per sempre dalla madre che lui ama?
Tu ce la faresti a portarci i tuoi figli? Io no! Né io come madre, ma sono convinta neanche tu come padre. Prima sentiresti altri 2500 esperti, leggeresti, capiresti e, ti assicuro, se ti informi….chiederesti i danni per i rischi che hai corso, te ed i tuoi figli. Una madre ed un padre veri non ce la fanno a condannare il figlio a ciò, a ingannarlo, e difendono il figlio fino alla morte.
Per comprendere meglio, perché immagino che tu, che fai un altro lavoro, non sia informato, la “terapia” della PAS, cui sono sottoposti in questo caso madre e bambino, è stata definita “la terapia della minaccia”, è completamente aborrita in altri paesi civili perché prevede il cambiamento di comportamento di madre e bambini a favore del padre attraverso minacce alla mamma di non vedere più il figlio (e come vedi…lo fanno) ed al bambino di non vedere più la mamma…se non sta anche col padre, dice cose carine, dimostra di amarlo…il “re-settaggio”, di cui ha parlato chiaramente il padre. Se ti interessa andare più a fondo ti dirò, perché ho studiato a lungo questa maledetta sindrome, che essa non è altro che uno strumento di VIOLENZA CONTRO LE DONNE ED I BAMBINI. Scientificamente non ha alcuna base, è stata rigettata totalmente nei paesi civili per l’ostacolo che essa pone alla Giustizia (ed il risultato lo abbiamo visto), perché lede totalmente i diritti civili di donne e bambini che denunciano maltrattamento o abusi, perché non è mai stata dimostrata né ha alcuna prova a suo supporto se non pregiudizi. Proprio il 21 settembre us, è stata definitivamente esclusa dal DSM-V che è il Manuale ufficiale dell’APA, l’associazione americana di psichiatria, prestigiosa e di riferimento a tutti i medici e psicologi del mondo. Questa malattia non esiste. Il bambino non è malato di quella cosa che dice il padre, perché non esiste se la sono inventata il padre ed i consulenti. Il bambino è sano. Non è uno psicotico, e che, questi bambini dei divorzi, già più sfortunati, debbano anche essere appellati come psicotici quando non lo sono è un’altra immoralità.
In più, lasciami riportare, una frase dello “scopritore” della PAS, Gardner secondo il quale terapisti che “considerano terapeuticamente controindicato fare pressione e forzare un paziente” non sono qualificati.
Ogni trattamento medico può essere effettuato solo ed esclusivamente dopo il consenso del paziente. Noi siamo un paese civile, nessuno può essere obbligato ad un trattamento se non in situazioni di gravissimo rischio per sé o per gli altri (TSO). Infine…proprio secondo la letteratura Gardneriana, la prognosi della Pas è infausta, hanno riportato solo 3 casi di successo (dicono loro). Ed infatti, secondo te, la coercizione legale può creare amore e rispetto? secondo te questi terapisti hanno un modo per distinguere i cambiamenti genuini di affetto e amore verso il padre da finte recite necessarie per la sopravvivenza, che il bambino starà mettendo in atto? Come i prigionieri di guerra e le donne battute, i bambini abusati la cui sopravvivenza dipende dal placare il loro abusante spesso mostrano una finta sottomissione e un finto affetto per sopravvivere . Leonardo adesso è tranquillo e si è riavvicinato al padre? ma per favore, e cosa deve fare, quel povero bambino. Se non sottomettersi.
In realtà, proprio per la loro esperienza, e lo scrivono, quel bambino adesso è ad elevatissimo rischio di crisi depressive, attacchi di ansia, crisi di panico, risvegli notturni, tentativi di fuga, comportamenti aggressivi, violenze ed altro che non voglio rammentare. E da grande sarà a rischio anche di comportamenti criminali. Ed il futuro col padre, quale sarà? Te lo dico io: la rottura totale, appena il ragazzo potrà, se non peggio, visto che è pure maschio e prima o poi l’incontro/scontro col padre sarà frontale e non mediato.
In tutto questo, sempre per la mia indole da crocerossina, non riesco a pensare solamente colpevole il padre, che pure ritengo colpevole di violenza, ci sono intorno uno stuolo di “professionisti” che avevano il dovere di dare le stesse informazioni che io sto dando a te. Al padre, ed ai magistrati. Basandosi sulla scienza non sui pregiudizi e le chiacchiere da bottega.
Come mai la zia ed il nonno materno che urlano parolacce, che ostacolano una decisione del tribunale, che anch’essi con il loro comportamento terrorizzano il bambino, sono martiri ed i poliziotti, che eseguono una disposizione, sono delinquenti?
La zia ed il nonno non sono martiri e, poveretti sono già stati denunciati dai poliziotti. Io li ritengo non colpevoli:
1) perché anche io devo confessarmi colpevole virtuale allora. Ti giuro, e tu mi conosci, che se vedessi un tale scempio su un bambino per la strada, prima mi butto nel mezzo per cercare di aiutarlo poi chiamo i carabinieri e senza che sia figlio mio, o senza sapere cosa c’è dietro. Solo perché queste cose non si fanno ai bambini.
2) la zia ed il nonno sanno che la PAS non esiste. Sanno che è una maledizione per fare tanto male a mamme e bambini. E tanti, tanti soldi a tanti signori. Solo chi non è informato può cascarci! Ed hanno filmato tutto, non per mania di spettacolo, perché sapevano che la partita era persa, l’unica chance era un documento che dimostrasse quello che veniva fatto al bambino e che già era stato fatto a tanti bambini nel silenzio.
La PAS ha un costrutto abnorme e maledetto e chi c’entra dentro viene stritolato, ne escono bene fuori solo i padri abusanti (è stata creata per i pedofili) e consulenti ed avvocati che guadagnano tanto attraverso mille cause, che durano anni in più, mille consulenze, centomila operatori che entrano e squarciano una famiglia e così via.
Il nonno e la zia conoscono bene la PAS e, in quell’occasione difendevano il nipotino. I poliziotti non hanno scuse, i loro vertici si sono già espressi con le scuse ufficiali.
Io non ci vedo niente di diverso dai militari del G8. Loro usavano anche armi, pare, questi no! Ma contro un bambino di 10 anni le armi non servono.
Questa la mia opinione, perché voglio continuare ad insegnare alle mie figlie che la polizia vuole loro bene, che i Giudici pensano prima di tutto ai bambini, che se non c’è la mamma o il babbo ed hanno bisogno si devono rivolgere con fiducia ai carabinieri, perché voglio che le mie figlie si sentano al sicuro a scuola. Perché l’Italia sta perdendo la testa e scivolando verso un medioevo buio, per le donne ed i bambini, ma io rispetto la legalità e so che esistono sistemi legittimati a giudicare gli adulti coinvolti, il lavoro dei poliziotti, il lavoro dei Giudici, le assistenti sociali, il CTU. Ho fiducia in loro e faranno il loro dovere per difendere tutti i bambini, non solo Leonardo, anche i nostri. Saranno loro a giudicare gli operatori coinvolti. Strattonare e strascicare un bambino è un reato. Far assistere centinaia di bambini ad una violenza simile inflitta ad un loro compagno significa esporre a quell’altra tragedia che è la violenza assistita, un sacco di bambini, i cui genitori dovrebbe costituirsi parte civile. Avranno un bel daffare a risistemare quelle testoline, a rendere fiducia, coraggio. Anche di quei bambini si dovrà parlare.
Se vuoi sapere di più sulla PAS e sul perché essa sia una abominevole violenza ti invito se hai tempo e voglia a leggere altre cose che io ho scritto o a documentarti. Ce n’è per tutti. Considera che io ho recentemente proposto ad un nostro convegno che la PAS sia considerata una sorta di “campanello d’allarme” di violenza intrafamiliare. Di fatto essa una volta diagnosticata, obbliga madre e bambino ad avere rapporti col padre, anche se questo è stato maltrattante ed abusante, perché i loro ricordi e le loro denunce vengono etichettati, come falsi, senza alcuna prova. In una sorta di “ipse dixit”.
Ora entriamo negli aspetti sociali della nostra chiacchierata e lasciamo la vicenda di Leonardo, perché come vedi il caso del bambino, che voglio sperare veramente isolato e raro, ci porta sempre a parlare di cose che invece sono vicine a tutti, perché vicini sono divorzi e separazioni, o perché li abbiamo o li stiamo vivendo o perché qualcuno vicino a noi ne soffre.
La pressione psicologica su un figlio x distruggere la figura paterna
Più che una realtà, questa è una paura. Che io credo assolutamente legittima in ogni uomo che si deve, purtroppo, allontanare dai figli litigando con una moglie.
È vero che i genitori durante una separazione se ne dicono di tutti i colori, è vero che è sbagliato, è vero che possono influenzare…ma credimi non esiste alcun dato che questo “progetto” sia realizzabile. Il progetto, quand’anche veramente messo in essere, in realtà si ritorce contro il genitore che lo attua, sempre che il genitore “oltraggiato” abbia costruito prima un rapporto valido con suo figlio.
Nessuno può riuscire a distaccare un figlio da un genitore amato, neanche la morte, neanche le accuse di altri. I genitori sono i genitori, non c’è verso. I dati dicono, perché ci sono e se i professionisti come me, li riportano ai genitori come te (che non fai questo lavoro) magari ne avete beneficio e vi fare una vostra libera opinione quanto più basata sui dati scientifici possibile.
Questo tipo di “progetto” può esserci, soprattutto nelle fasi più calde della separazione ma poi, generalmente, tutto si sistema perché esso non ha alcun risultato, perché i bambini, casomai, si schierano col genitore oltraggiato. Ci sono studi al riguardo che dimostrano che è rarissimo l’atteggiamento di rifiuto verso un genitore, piuttosto “L’atteggiamento dei bambini verso i genitori varia lungo un continuum da un positivo ad un negativo con ben pochi bambini che rifiutano il contatto con un genitore”.
Questo rifiuto ha diverse determinanti, con entrambi i genitori implicati, insieme alla vulnerabilità emozionale del bambino, ma “il genitore rifiutato, padre o madre che sia, appare il più influente architetto” della propria alienazione perché il fattore più importante per il rifiuto è la carenza delle proprie capacità genitoriali.
Questo stesso studio ci dice come questi atteggiamenti siano più frequenti nei padri, meno frequenti ma più efficaci nelle madri. Il punto cardine rimane la qualità della relazione col proprio figlio, se era buona non è scalfittibile sia per le madri, sia per i padri.
Questa paura che molti padri hanno deve esser quindi ridimensionata. Nessun genitore ha la possibilità di manomettere il rapporto dell’altro col figlio, ammesso che il secondo abbia col figlio un rapporto profondo. Questo io credo, con una bella parte della letteratura. Sia ben chiaro che se una madre tenta di farlo, sbaglia non c’è dubbio, ma come ti ho detto il progetto, presto o tardi, le torna contro.
Un buon padre, che si è comportato bene, con amore e supporto, prima della separazione e che continua ad avere un atteggiamento affettuoso, di presenza di apertura, senza cadere in attacchi alla madre che porterebbero il bambino a schierarsi dall’altra parte, deve esser rassicurato. Sono solo paure, ed i dati lo dimostrano, passata la tempesta le famiglie prendono un tran tran che generalmente comporta un buon accrescimento dei figli, con entrambi i genitori coinvolti nelle cure, preferibilmente insieme, a volte, purtroppo, separatamente.
E guarda che, purtroppo, è più frequente nei padri la presa di posizione “io con vostra madre non ci parlo più! O lei o me! Non me la nominate davanti!”. Altro atteggiamento sbagliato.
Perché? È un atteggiamento maschile frequente. Andrebbe compreso. Forse mi puoi aiutare.
E il retaggio di una società e magistratura (credo solo di matrice italiana) che considera la madre il “soggetto” più indicato e bravo a crescere ed educare un figlio ipotizzando che il padre, o altre figure, siano sempre inadeguate o in mala fede.
La madre non è il “soggetto più indicato” è che padre e madre sono diversi. Fortunatamente, ed hanno per genetica o per costume millenario diverso ruolo e posizione. Non nei diritti, naturalmente, ma nei doveri, nei compiti, in ciò che ci si aspetta da loro. Troppo dovrei dirti sulla maternità e paternità, che qui non posso, ma basta dire che il rapporto madre/figlio è un rapporto carnale, fortemente sensoriale. Il rapporto padre/figlio questo aspetto non lo ha. È un rapporto costruito dopo la nascita, molto mentale, molto emotivo, meno sensoriale, sempre più intenso, in genere, via via che cresce il bambino.
La madre ha un ruolo fondamentale sempre, ma soprattutto nel piccolissimo. Il padre ha un ruolo fondamentale sempre, ma soprattutto nell’adolescente e nel giovane. Il padre incarna l’autorità morale, molto più della madre. Ci sono molti che non saranno d’accordo con me. Sono disposta alla discussione. Ma quanto dico è frutto di 22 anni di studi e di pratica pediatrica, oltre che di medicina legale. Questa visione, lungi dal diminuire lo spessore di ognuno, rende ad ognuno la sua giusta meravigliosa differenza, che è quella che serve ai bambini. Purtroppo, dimenticata nei tribunali, che massificano, spandono su tutti una melassa di finta uguaglianza: tutto conflitto, tutto uguale, le colpe ce le hanno tutti e due, i bambini un po’ di qui, un po’ di là…è tutto sbagliato.
L’ONU ha appena condannato l’Italia (rapporto ONU 21.6.12) per la applicazione quasi totale ed indifferenziata dell’affido condiviso (quasi il 90% dei casi), indipendentemente dall’età del bambino e dalla presenza o meno di violenza. Come se un bimbo di due anni potesse separarsi dalla madre senza difficoltà dal venerdi al lunedi, e un adolescente non potesse pretendere dal padre il libero accesso, tutte le volte che crede. O come se nella violenza intrafamiliare, non mettesse i bambini nelle mani di abusanti come strumenti di violenza di genere.
Gli altri, oltre la madre, non sono in malafede, se non sono i padri abusanti. È per questo che tu lamenti questo malessere. Perché non vengono condannati i colpevoli (spero pochi) ma che esistono, con la melassa e l’ingiustizia che i Tribunali buttano addosso a tutti, indistintamente.
Ci sono, dappertutto nel mondo, falsi miti, pregiudizi che tutti dicono e nessuno ha mai dimostrato. Leggi questi dati con la premessa che sfortunatamente, al di là delle coppie normali, che possono litigare ma son normali, le cause per la custodia dei figli possono diventare un veicolo attraverso il quale uomini maltrattanti delle mogli e dei figli (la violenza intrafamiliare è perpetrata nel 82% dei casi sulle donne – nel restante dei casi da uomini su uomini, e in minima parte da donne, e porta con sé, a cascata la violenza sui figli) cercano di estendere o mantenere il loro controllo e autorità sulle loro vittime dopo la rottura del matrimonio. La posizione degli uomini diciamo “per bene” è più messa in crisi dal problema della violenza intrafamiliare che dalle moglie vendicative, secondo me.
1) le accuse di abuso sessuale sono comuni durante i divorzi come mezzo di punizione degli ex-mariti da parte di mogli vendicative: BUGIA (le % di accuse non aumentano durante le separazioni)
2) chi è denunciato per violenze alla moglie non necessariamente fa violenza ai figli : BUGIA (dichiarazione APA 1996)
3) la custodia del figlio viene data raramente ai padri abusanti: BUGIA. Le donne hanno la custodia più frequentemente perché la chiedono di più ed i mariti sono d’accordo. Quando gli uomini chiedono la custodia spesso la ottengono, probabilmente perché hanno più soldi per le cause. L’APA ha dichiarato che i padri abusanti chiedono la custodia dei figli molto più frequentemente dei padri “normali”, che non levano la mamma al loro bambino. Nel 70% dei casi questi sono poi dimostrati essere padri abusanti.
4) Il 75% dei divorzi ad alta conflittualità comprende casi di violenza intra-familiare che poi vengono dimostrati. VERO
5) I padri violenti hanno più probabilità di ottenere la custodia dei padri non violenti. Solo al 17% dei primi vengono negate le visite ai figli. E tra i primi ed i secondi non c’è differenza di richiesta di visite protette. VERO
6) Solo nel 10% dei casi di violenza domestica la custodia viene data al genitore protettivo con visite protette all’altro genitore. Nel 20% viene data al genitore abusante. Nel restante 70% l’affidamento è condiviso senza un programma di visite protette per il genitore abusante. VERO
Tutti questi dati sono statunitensi, perché tu sai che in Italia i conti non li facciamo mai, ma purtroppo, la nostra situazione è simile.
La mia conclusione, caro amico, dopo anni di lavoro sul tema è che nelle separazioni, chiamiamole consensuali, perché consensuali non sono mai, chi vince è chi vuole meno bene ai figli, perché i figli sono la arma del contendere. Altrimenti la casa, l’assegno, l’accesso ai figli sono accordi che si trovano…magari appena passato il fuoco del dolore acuto. Nelle separazioni giudiziali, dove il conflitto è alto, i padri vincono per tanti motivi, per l’aggressività, perché hanno più soldi, perché i Tribunali sono pieni di pregiudizi contro le donne, perché sono spesso padri abusanti e l’Italia non è un paese che protegge donne e bambini. Prova ne sia il n° sempre crescente di donne uccise dal partner (l’anno scorso 127, quest’anno già 99), punta dell’iceberg della violenza familiare, che è stata definita una “pandemia”. È la violenza intrafamiliare che crea danno all’Istituto del divorzio che, seppur complesso, si può fare con dignità.
Il nostro paese è stato condannato dall’ONU per questa “strage di stato”, così come per l’applicazione a tappeto dell’affido condiviso, così come per l’utilizzo di strumenti come la PAS, ma nulla si fa per tutelare le (poche voglio sperare, rispetto al numero totale) famiglie dove la violenza viene perpetrata. Questo non fare nulla, ed addirittura creare strumenti per tutelare e non punire i violenti, per non fare differenze quando padre e/o madre si comportano male, crea enormi problemi a tutti: in primis i bambini, abusati o no, secondo alle donne abusate, terzo a donne e uomini “normali” che subiscono questa melassa di incongruenze, accuse, pregiudizi, incapacità ad essere accolti nel momento dello stress familiare, mancanza di aiuto, supporto etc. di cui tutti avremmo bisogno.
Una famiglia che divorzia, in pochi casi è francamente patologica perché c’è dentro un uomo (quasi sempre) violento, in tutti gli altri è solo un famiglia che ha bisogno di aiuto, di supporto, di un momento di riflessione perché i due leader della famiglia, stanno male…la società non è affatto, per ora, disposta ad aiutarli sinceramente. E spesso solo disposta a gettarsi sopra loro come leoni affamati, spolpandoli tutti a cominciare dai soldi di consulenze, perizie e terapie.