Caro amico mio, rispondo alle tue osservazioni: non è vero che la medicina “è tutta un andare contro natura”. Questo è valido solo per quella parte della medicina che si occupa di “patologia” non di fisiologia. E meno male che va contro natura: la malattia da curare, il controllo della contraccezione, la mortalità delle donne al parto etc. Ma se io mi occupo di una persona sana, che deve solo crescere al meglio, come un bambino, o vivere al meglio, come un adulto, io devo interpretare al meglio quello che è naturale e che è stato predisposto in base al suo genoma, all’ambiente dove vive, alla situazione del momento in quel luogo e per quella persona. Il resto è una abnorme alterazione. La vita moderna è tutta un’alterazione, che vogliamo, che continuiamo a volere ed a cui, per tante cose, proprio non rinunceremmo (mi viene sempre da pensare ai viaggi in aereo…che c’è di normale nell’essere ora in Italia e finire in 5 ore al caldo dell’Egitto, al freddo della Groenlandia etc esposti a climi diversi, orari, temperature, esposizione solare…., quando noi siamo fatti per camminare a piedi e fare anche il giro del mondo ma adattandoci passo passo alle mutazioni ambientali, climatiche….mah! possibile che sia così privo di effetti???). I mammiferi sono tutti figli di un maschio e di una femmina di quella specie. E le femmine dei mammiferi, mettendo al mondo cuccioli che, a seconda della specie per più o meno tempo, ma sono completamente dipendenti dall’adulto, hanno sviluppato, nel corso dell’evoluzione, comportamenti codificati, innati (meravigliosi) il cui fine è la sopravvivenza del neonato e quindi della specie. Un neonato, al momento della nascita evoca sentimenti di accudimento in tutti i presenti che nella madre, in particolare, sono accompagnati da mutamenti ormonali e neuronali dimostrati attraverso gli studi di neuroimmagini e quelli del comportamento animale, che la conducono ad assumere atteggiamenti e comportamenti atti a proteggere il neonato. Ed infatti una donna nel postpartum non ha altro desiderio o voglia se non di prendersi cura del suo neonato, di cui impara ad interpretare i bisogni e di cui riconosce persino il pianto tra quello degli altri bambini. Se ci pensi, una tale dedizione, un tale costo di energia, tempo, occasioni verso “un altro da te” deve per forza avere dietro una scelta evolutiva enorme. Perché mai io devo impegnare tutta me stessa, con forza, energia, tempo, denaro…per far stare bene un altro? Evidentemente c’è un impegno evolutivo che induce questo comportamento, altrimenti questo non sarebbe il comportamento spontaneo ed atteso di tutte le madri, in tutte le specie di mammiferi, uomo compreso. Voglio dire che a me non viene di fare tutto ciò per te, per es, ma invece mi “viene” per le mie figlie. E perché mai? Evidentemente c’è una programmazione genetica, il cui fine, può essere la sopravvivenza della specie. A conferma di tutto ciò tutte le donne, qualunque sia la cultura, lo stato sociale, la situazione ambientale del momento, mettono in atto i medesimi comportamenti nella cura al neonato, che mettono in atto anche le altre mammifere, topi per es. Ci sono dei bellissimi studi di fisiologia sul comportamento delle ratte al parto: anche alla prima gravidanza esse accudiscono i loro neonati allo stesso modo, mettendo in atto quelli che adesso sono le tappe della rianimazione primaria del neonato: aspirazione prime vie aeree, stimolazione tattile del respiro e, persino, massaggio cardiaco esterno. In soldoni le mammifere sono preparate anche alla rianimazione cardiopolmonare del proprio neonato. Il legame madre figlio non è solo culturale e comportamentale, è anche sensoriale e atto a proteggere il figlio. In questo consiste quello che Winnicott ha chiamato la “preoccupazione materna primaria”, che oggi sappiamo non è affatto un esclusivo fatto culturale, affettivo e comportamentale ma è un fatto anche ormonale e neuronale indotto attraverso vie neuroendocrine. Andare contro questo programma significa andare contro alla vita, intesa proprio come permanenza nel nostro pianeta. Io non credevo che ci fosse bisogno di spiegare cosa sia il legame madre/bambino, ma evidentemente invece sono cose da dire o da ricordare a chi le ha scordate.
Noi siamo mammiferi, c’è la mamma e c’è il babbo. Buoni cattivi, sbagliati, migliorabili, etc ma ci vogliono entrambi. E la mamma in particolare è proprio essenziale. “Chi tene ‘a mamma non chiagna” dicono i napoletani. Ci sarà un perché. Il rapporto sensoriale con la madre, è bene non scordarlo, salva spesso la vita ai bambini e nessuno più di me, dopo 22 anni di pediatria, può dirlo. Il non riconoscerlo è stupido, e non si va da nessuna parte. Questo non significa che il padre non si importante, ci mancherebbe, anche questo lo posso ben dire io con il padre eccezionale che ho avuto. Ma questo non significa che la mamma non sia esageratamente importante. E non si leva la mamma ai bambini, un uomo che nega la mamma a suo figlio non è un bravo padre. Tornando infine sullo specifico. Lo so che queste mie argomentazioni non sono di moda e verranno criticate. E so anche che, in realtà, non c’è molto da fare per evitare queste situazioni, leggi o no, ci sono le inseminazioni, ci sono gli uteri in affitto. Tutte cose belle, se il bambino non diventa “oggetto” e rimane persona ma, nella mia opinione, criticabili, nel caso contrario. Io credo alla “etero-genitorialità” perché siamo nati così, semplicemente. Quanto alla paternità genetica, qui si apre un altro mondo di considerazioni! Che non credo sia il caso di affrontare qui. Come tu dici, sono argomenti grandi, delicati, complessi ed anche dolorosi. Meglio dividere le cose. Qui stiamo parlando di avere un padre ed una madre oppure due mamme o due babbi. Non ho dubbi che una brava persona sia in grado di amare, accudire e far crescere un bambino, maschio o femmina che sia. Altro caso è però negare persino l’idea, l’immagine, la fantasia di avere un padre e una madre, ad una creatura in crescita. Dietro non ci vedo niente di utile per i bambini, vedo solo un profondo egoismo di adulti che pretendono quello che, per loro propria scelta, non possono avere: l’esser genitori per forza. Fatto che, tra l’altro, pur nella mia scarsa esperienza, non pare, invece, affatto così caro al mondo degli omosessuali che rivendicano ben altri e più importanti diritti. Con amicizia.