Non chiamateli padri

 

Altri due bambini uccisi da un uomo che vuole punire la moglie! Davide ed Andrea, 12 e 9 anni, belli come il sole!

In effetti questa è una violenza molto più raffinata dell’uxoricidio. Cosa c’è di peggio per una madre che sopravvivere ai propri figli!

Non si parli di fatalità, di evento imprevisto e imprevedibile. Anche quest’uomo, come altri, preannuncia il suo gesto, a suon di sms, mail, telefonate, affermazioni pubbliche:

Novembre 2010 «Mi dispiace per i miei figli ma a questo punto della vita non ho più niente da perdere» Maggio 2011 «Non ho voluto io tutto questo. Ve ne accorgerete». 5 Giugno 2012 «Me la prendo con i tuoi bambini» 23 giugno «Ammazzo te e i tuoi figli. L’unico punto per farti del male è fare del male ai tuoi figli. Adesso me li porto via per 15 giorni al mare e tu non li vedrai mai più. Li ammazzo». «Avrai pace solo quando sarai sottoterra», «E’ inutile che continui a fare denunce e andare dai carabinieri. Arriverò io prima di loro» «Non ci sarà nessun divorzio, Ci sarà un funerale».

Ma cosa deve fare una belva umana per dichiarare le sue intenzioni!

Ed anche qui, psicologi ed assistenti sociali che non hanno compreso niente, né la storia, né il pericolo incombente. Magistrati che trattano il “fascicolo” come un altro caso di conflittualità, di famiglie allo sfascio e la “maledizione” dell’obbligo all’affido condiviso, come se fosse la panacea per tutte le situazioni, nonostante la condanna dell’ONU per la applicazione indiscriminata che se ne fa in Italia. Come se un uomo tanto aggressivo con la moglie, con comportamenti tanto malati fosse in grado di avere bambini in affidamento; come se equilibrio, rispetto dell’affettività dell’altro, rispetto delle regole del viver civile, rispetto per il genitore dei propri figli, non fossero caratteristiche essenziali alla buona genitorialità.

Le minacce sono minacce! Le offese, le intimidazioni, gli atteggiamenti aggressivi e prepotenti, le persecuzioni sono tali e come tali vanno giudicate. Basta tolleranza e giustificazioni! Se le medesime minacce fossero rese ad un politico, ad un collega, a qualsiasi altro che non sia una Ex-moglie, non sarebbero tollerate!

Ma in famiglia si giustificano e tollerano! “Beh! è una separazione conflittuale! la moglie l’avrà trattato male…..” e questi sono i risultati!

Le minacce più gravi, le battute, le intimidazioni più chiare sono sottovalutate: “macchè sono parole!”, “non lo farà mai”, “stai tranquilla”, ” fa per dire, è arrabbiato!”. E così c’è chi sublima il dolore in mail, sms, racconti, battute, commedie, evocazioni su facebook! “Macchè, tutte storie! chi lo dice tanto non lo fa!”

Ma come non lo fa! Lo fanno eccome! Chi lo dice che non lo fa! Da cosa deriva questa certezza. A conoscenza della scrivente non esiste in medicina un test, un dato che ci permetta di escludere se dietro una minaccia verbale esista una vera volontà!  E se fossero, addirittura, domande di aiuto? Perché non ascoltarle?

Le minacce sono minacce e come tali devono essere trattate! E quand’anche fossero non vere, solo immaginazione……non sarebbe meglio agire secondo il principio della prudenza? E proteggere, preventivamente, i più deboli?

Basta teorie psicologiche sistemico/relazionali ad infestare le aule dei Tribunali, fuori dai nostri Tribunali. Nei Tribunali si devono giudicare comportamenti e fatti e quando sono gravi e possono implicare rischio e pericolo, devono essere affrontati in regime di emergenza! Non rimandare di mesi. “Tanto sta col padre”….. Nel frattempo che passano i mesi i bambini vanno col padre, e possono morire!

E così Davide, Andrea, Federico, le gemelline svizzere, i fratellini Brigida e quanti altri ancora….Tutte tragedie annunciate ad un mondo di adulti SORDI, che, affogati nei loro problemi e antichi pregiudizi sono incapaci di riconoscere ed affrontare il problema attualmente prioritario: la violenza intra-familiare, che, una volta che una donna si ribella e porta via i bambini nel tentativo di difendere sé stessa ed i figli, diventa ancora più drammatica, incombente e pericolosa, fino all’omicidio.

Come mai i magistrati non riescono a riconoscere ed affrontare il problema? Perché non riescono a tornare al lavoro che sono chiamati a svolgere: la valutazione dei fatti e dei comportamenti, alla ricerca di eventuali reati e per impartire, se il caso, le sanzioni che l’ordinamento prevede?!

Come mai i magistrati continuano ad abdicare in favore di psicologi, psicoterapeuti ed assistenti sociali, il loro precipuo compito di valutazione. Come mai continua a farci così paura l’idea che esista ancora il padre violento, il padre-padrone di mille anni fa, che aveva in mano la vita dei suoi familiari e ne disponeva a suo piacimento. Questo mostro, si nasconde ancora, e abbassare la guardia, non volerlo vedere, continuare a giustificarlo significa 1) lasciare soli in grave pericolo bambini e mamme, 2) offendere i padri, i padri veri, quelli che difendono, che lottano, che danno generosamente, che si pre-occupano, che darebbero la vita per i figli, che tutelano il loro rapporto con la loro indispensabile mamma. Per favore non chiamate i mostri padri, lasciamo questa splendida parola al suo significato originale, lasciamola a chi la merita, a chi si onora di portarla. Bene han fatto i parenti a levare il cognome del padre accanto a quei nomi bambini!

Per favore non chiamiamo i mostri: Padri!