È tutta la struttura della CTU che non va.
Primo tra tutti il ricorso ad essa su larga scala, praticamente SEMPRE, come se spesso non potesse bastare il giudizio di un magistrato equilibrato e di buon senso, dotato di capacità umane e relazionali normali, con un vissuto “umano” dentro di sé. Le CTU non vanno fatte, semplicemente. Ci sarà qualche caso, sporadico, in cui ci vuole l’opera di un “esperto”, ma nella stragrande maggioranza dei casi, ma che ci importa di sapere quali sfumature di carattere ha un genitore, da quando in qua ci vuole la patente di genitore per tirare su i figli. E poi, quand’anche si sappia che il padre è un ansioso e la madre ha conflitti irrisolti? che si fa? gli si leva i bambini? stanno meglio in comunità? E quei consulenti stessi, che storia di “genitore” hanno per andare a dare giudizi morali sugli altri: chi neanche sa cosa significhi avere figli! chi non è neanche sposato! chi ha enormi problemi con i propri di figli! chi ha separazioni drammatiche addosso! chi viene da storie personali altrettanto drammatiche. …ma.. minimo dovrebbero prima essere loro esaminati, altrimenti sai che “controtransfert” viene fuori…Chi valuta quali e quante “emozioni proprie” il consulente getti sui periziandi? Per non parlare dei fatti noti di consulenti che sono anche “impastati” con case famiglia, o addirittura ne sono fondatori o soci… Ma questa è l’Italia dei conflitti di interesse e tutto ciò non scandalizza!
Poi il modo di operare stesso della psicologia che per definizione nega i fatti, i comportamenti. E’ l’esatta negazione della valutazione di ciò che è in atti. Soprattutto per quanto riguarda l’approccio sistemico-relazionale a cui interessano, appunto, le relazioni non i singoli ed i loro comportamenti. In altre parole essa è l’antitesi del ragionamento giuridico, che invece mira a valutare fatti e comportamenti e, una volta individuati, a valutare se essi configurino reati oppure no.
L’entrata a tappeto della psicologia nei Tribunali ha comportato l’annullamento dell’opera di “investigazione” e di “valutazione” che il Tribunale è chiamato a svolgere ed adesso, in Italia, siamo senza una giurisdizione nel diritto di famiglia. Semplicemente, non c’è! Non esiste più tanto è vero che la violenza intrafamiliare è in netto aumento perché è ammesso e tollerato tutto, come è in aumento la pedofilia. Anche la “extraterritoriale”. Ricordiamoci che il 30% dei “turisti sessuali” che vanno a rovinare i bambini degli altri sono italiani. Abbiamo anche questo primato. Ci sarà un perché? Finché continueremo a negare i fatti, a non punire i colpevoli di violenza ai danni dei bambini e delle donne, a far valutare gravi reati a chi non lo può saper fare perché non ne ha la minima preparazione ed a tollerare comportamenti aggressivi e violenti: minacce, botte, parolacce, inseguimenti, violenze attraverso i figli…saremo immersi in questa melma di violenza e inciviltà. Finché risponderemo a violenze e minacce con test psicometrici per valutare se la signora le minacce “se le merita“, perché in sostanza sovente si dice questo, o con test cui sottoporre poveri bambini per valutare se “tagliano la coda al cagnolino” nel qual caso la madre ha problemi con gli uomini e quindi il bambino sta meglio col padre violento perché la violenza l’ha voluta la signora…rimarremo in questa vergogna! Finchè non sapremo distinguere i comportamenti di una donna che ha vissuto anni di violenze psicologiche e fisiche da quello del violentatore ma continueremo a parlare di “conflittualità” e la sottoporremo a test psicologici che vengono invariabilmente alterati nelle vittime di violenza, e che sono controindicati da Società Scientifiche e Organizzazioni di Magistrati ma tanto il CTU di turno è talmente ignorante che nemmeno lo sa o non gli interessa……non ci dobbiamo lamentare dei morti, dei danni, della violenza che poi proietteremo anche negli uomini di domani e quindi nella società di domani. Ditemi se sarebbero tollerati minacce ai politici, ai professionisti, ai magistrati, di morte, di botte, di ritorsioni come si fa con le mogli. Ditemi se in una rapina a mano armata andremmo a fare i test psicodiagnostici al gioielliere per capire se ostentava troppo i suoi gioielli in vetrina e se lo liquideremmo con una diagnosi di “tratti istrionici di personalità“. Gli psicologi hanno imbavagliato la Giustizia, questo è! E la Giustizia ha preferito abdicare! Inutile, proprio inutile, al momento attuale ricorrere alla Giustizia per le questioni di diritto di famiglia, invece di trovare il “giudizio” troviamo un delirio di fantasie che gettano le basi in teorie interpretative ancora non validate, né condivise dalla comunità scientifica. Semplici opinioni di un singolo. E su questa base, cioè sul pensiero di un singolo, neanche precedentemente esaminato……si decide se un bambino rimane in famiglia, se va col babbo, se va con la mamma. Se lo si separa dai fratelli! Si decide tutto il suo destino con ripercussioni per tutta la sua vita e per la vita degli altri. CTU fatte col copia/incolla, dove anche i dati anagrafici sono sbagliati e le cui conclusioni, malauguratamente, troppo spesso vengono adottate dal magistrato, anche queste, col copia/incolla. Ci sono molti bravi magistrati che fanno, o cercano di fare, il loro dovere ma molti, molti sono disinteressati alle questioni di diritto di famiglia. Non fanno indagini, non verificano i testimoni, non sentono persone informate di grande significato nella vita della famiglia e di semplice convocazione: il pediatra, i maestri, il medico, l’allenatore. Non verificano la correttezza delle operazioni peritali. Non leggono criticamente le consulenze. Non si domandano perché i test siano usati così in larga scala e soprattutto, soprattutto se i fatti siano stati verificati, i bambini ascoltati, i genitori “criticamente” valutati. Ricordiamoci che i padri maltrattanti sono splendidi manipolatori e la teoria del “friendly parent” è ormai, anche in America, sepolta per sempre. Magistrati purtroppo che preferiscono, appunto, abdicare invece di agire, anche con forza, ma nel vero interesse dei deboli e nel rispetto dell’ordinamento, con prudenza, alto livello di sospetto, grande criticità, senso di realtà sempre difendendo i bambini e le loro naturali ed essenziali relazioni familiari.